È una espressione usata frequentemente ancora oggi per indicare una situazione economica tutt’altro che florida, scarsità di contanti o anche debiti veri e propri.
Le origini a cui si fa risalire questa espressione sono molteplici, difficile individuare la più veritiera, ma proviamo a fare una carrellata per indicarne alcune che sicuramente hanno concorso a dare un preciso significato a questa frase. L’elenco potrebbe non essere esaustivo ma è comunque nutrito e variegato.
Il verde è il colore del berretto che i debitori falliti erano obbligati ad indossare a vita per avvisare la cittadinanza della loro inaffidabilità economica. Ne abbiamo già parlato in modo più approfondito in un altro articolo. Anticamente il verde era anche il colore della fodera interna dei forzieri e delle scarselle in cui si tenevano i denari e quando si arrivava a vederne il suo colore, significava che le monete erano belle che finite.
Alcuni fanno risalire la frase alle aste pubbliche tenute a Firenze dal Magistrato del Sale, durante le quali si usavano candele di sego colorate di verde nella parte inferiore: l’asta chiudeva quando la candela arrivava al verde, cioè il tempo era scaduto e le persone non avevano più soldi per comprare.
Poi c’erano i poveri che non avevano soldi per comperare una candela nuova e quindi utilizzavano quella che avevano fino alla base, che, un tempo, era sempre di color verde. Da qui pare sia nata l’espressione “la candela è al verde”, per indicare che il tempo era finito, ma anche “essere al verde di denari”, espressione che in seguito ha subito una contrazione e nell’uso comune è diventata “essere al verde”.
Secondo un’altra teoria la frase deriverebbe dall’usanza medievale di alcuni locali di accendere una lanterna verde quando era pronto il cibo da offrire ai “vergognosi”, una speciale categoria di poveri che non erano nati tali ma vi erano diventati nel corso della loro vita e quindi avevano più difficoltà a chiedere l’elemosina attraverso la questua tradizionale. Questa usanza permetteva più discrezione a chi, vedendo accendersi la lanterna verde, poteva entrare nel locale senza bussare, con minore possibilità di essere visto e riconosciuto.
Verde è anche la sala dello storico e prestigioso Caffè Pedrocchi a Padova, dove per antica tradizione chiunque poteva accomodarsi senza consumare. Usanza in voga ancora oggi, soprattutto fra gli studenti universitari, che vi si recano per studiare, ai quali viene offerto gratuitamente il caffè americano. Se poi portano un 30 e lode sul libretto hanno diritto, sempre gratis, al tipico aperitivo p31, rigorosamente verde. Tutto sancito ufficialmente nel sito internet dell’Università degli studi di Padova. Ma verde è anche il panno dei tavoli da gioco e quando finiscono le fiche o i soldi è il colore che prepotentemente affiora e riempie gli occhi dei perdenti che hanno visto sparire lo sfavillio delle loro monete messe in posta.
In Emilia Romagna l’essere al verde deriva dall’aver consumato tutta la rossa polpa del cocomero ed essere arrivati alla buccia, di colore verde appunto. Un modo semplice per dire che non c’è altro da spolpare.
Verdi erano anche le prime cambiali, con le quali si prometteva il pagamento quando si erano finiti i soldi.
Ed infine una origine “patriottica”. Qualcuno, infatti, fa risalire la derivazione dell’espressione “essere al verde” alla bandiera italiana consumata durante la battaglia. Le rappresentazioni pittoriche degli scontri armati spesso raffiguravano bandiere ridotte a brandelli e mancanti delle parti più esterne, cioè delle fasce bianca e rossa.
Tante, probabili e incerte dunque le possibili derivazioni di questa espressione, quello che è certissimo invece è che è meglio non “essere mai al verde”.
Leonilde Gambetti