“Non temete i momenti difficili, il meglio viene da lì” diceva Rita Levi Montalcini.
E quel suo consiglio sembra fatto apposta per questo periodo di grandi stravolgimenti e di tempi complicati. L’uomo deve la sua sopravvivenza su questa Terra alla sua capacità di adattamento. E nei tempi difficili trova la forza e l’ingegno per fare il salto, risolvere, cambiare o adattarsi.
Fino a gennaio 2020 sembrava che non ci fosse modo di scendere da quel treno in corsa che era la vita di tutti. Erano in molti a desiderare di tornare ad una dimensione più naturale, meno frenetica e stressante. Ma il treno non si fermava e tutti sopra, a continuare la corsa.
Poi è arrivato il Covid-19, si è esteso con una viralità impressionante, si è diffuso in tutto il pianeta. E la nostra corsa si è fermata completamente per un periodo abbastanza lungo da dover ripensare la vita di ognuno. Quella personale, ma anche quella delle aziende. Si sono fermate le auto, i treni, gli aerei, gran parte delle fabbriche e anche dei servizi.
Le città sono diventate silenziose, le strade vuote, il cielo limpido. Tutto era più pulito. In italia le grandi città si sono svuotate, gli studenti e i lavoratori che si erano trasferiti permanentemente al nord sono tornati al sud e hanno cominciato a lavorare da casa. È nato così il South working, un movimento diffuso di giovani professionisti, manager, imprenditori o accademici, perlopiù provenienti dalle regioni del meridione, che ha ripensato il proprio modo di vivere e lavorare.
Si sono organizzati in remoto nella propria regione di origine, vicino alla loro famiglia, ai loro amici, alle loro tradizioni. Ed ora vogliono restare lì, convinti che il lavoro da remoto possa migliorare la vita e ridurre le disuguaglianze sociali. Ma la meta di ritorno non è stato solo il sud. Mentre le metropoli si svuotavano, si sono ripopolati anche i piccoli borghi, le cittadine di provincia, i paesini diffusi in tutta Italia. Intere famiglie si sono ricongiunte e moltissimi hanno scoperto che è possibile, anzi spesso indispensabile, ripensare la propria vita. Non solo South working, quindi, ma si potrebbe creare il neologismo “borgo working”. Nulla è permanente se non il cambiamento.
La storia è fatta di cicli, di corsi e ricorsi, come diceva il filosofo Giambattisa Vico.
In questo momento di grandissimi cambiamenti dobbiamo essere all’altezza della svolta epocale che siamo chiamati a vivere. Ripensare le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare, di relazionarci con gli altri. Le grandi metropoli soffriranno un po’, ma forse la qualità della vita e della salute migliorerà.
Sarà probabilmente un argomento sul quale si tornerà a parlare.
Leonilde Gambetti