Stiamo attraversando quello che i sociologi per descrivere l’invecchiamento, ovvero l’aumento dell’età media della popolazione e il declino della natalità, chiamano “inverno demografico”.

Dai dati nazionali dell’Istat, infatti, si evidenzia come la popolazione residente in Italia sia in costante calo. Al 1° gennaio 2023 è di 58 milioni e 851mila unità, cioè 179mila in meno rispetto all’anno precedente, con una riduzione pari al 3%.

Ad oggi in Italia si registrano meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti. Gli indicatori demografici dell’Istat relativi al 2022 rilevano come la mortalità in Italia resti molto elevata in rapporto alle nascite e la natalità sia al minimo storico.

Per la prima volta dall’Unità d’Italia, cioè dopo 160 anni, i nuovi nati nel 2022 in Italia sono scesi sotto i 400 mila, 393 mila per la precisione.

Le cause sono molteplici: dalla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie al progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).

 

 

In compenso in 20 anni è triplicato in Italia il numero degli ultracentenari che al primo gennaio del 2023 risultano essere circa 22mila. La speranza di vita alla nascita nel nostro Paese è di 80 anni e mezzo per gli uomini e 84,8 anni per le donne.  A compensare il calo demografico, sempre secondo l’analisi Istat, è il numero degli stranieri in Italia, la cui popolazione al 1° gennaio 2023 è di 5 milioni e 50mila unità.

Vale la pena rimarcare come tutto questo metta in serio rischio il sistema pensionistico italiano e stressi ulteriormente il sistema sanitario, con pochi giovani e molti anziani bisognosi ovviamente di maggiori cure e assistenza.