Dalla mezzanotte di lunedì 27 giugno la Russia è in default tecnico a causa del mancato pagamento di 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni, una denominata in dollari e una in euro, in scadenza nel 2026 e nel 2036.   Il 26 giugno è scaduto il periodo “di grazia” di trenta giorni che prorogava la scadenza di pagamento agli investitori delle sue obbligazioni internazionali.

Il default tecnico è generato non dalla mancanza di denaro da parte del debitore, ma dalla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori, cioè è diventato impossibile per la Russia pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni. Il Paese infatti non è in grado di inviare denaro agli obbligazionisti a causa di una serie di sanzioni che gli sono state inflitte da diversi Stati per tagliarlo fuori dal sistema finanziario globale e rendere inavvicinabili i suoi beni per molti investitori.

A scatenare le sanzioni, come è noto, è stata l’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina, ancora in corso. Da allora Mosca ha iniziato ad avere difficoltà a mantenere i pagamenti sui 40 miliardi di dollari di obbligazioni in circolazione.

Per la Russia sarebbe il secondo mancato rimborso del debito estero dopo quello del 1918, quando il governo sovietico si rifiutò di ripagare le somme accumulate dagli zar.

Il default tecnico, quindi, è per ora un fatto puramente simbolico che però infligge un duro colpo al prestigio e alla reputazione della nazione guidata dal presidente Vladimir Putin.