Vengono genericamente chiamati DPI, Dispositivi di Protezione Individuali, fra questi Sua Maestà La Mascherina.

Obbligatoria per decreto, è diventata un vezzo, oltre che un obbligo. Nessuno può più farne a meno, non si sa ancora per quanto tempo. All’aperto, nelle strade, nei negozi o negli uffici, è indispensabile.

Stampata in bella vista sulla faccia, lascia appena intravedere gli occhi. Nasce come oggetto tecnico e con nomi tipo FFP1, FFP2 e FFP3 che assomigliano alla nomenclatura di una sostanza chimica, per poi diventare un vero e proprio accessorio moda da coordinare con l’abbigliamento. Ora, infatti, che le uscite di casa sono più ampiamente tollerate esplode la moda delle mascherine fashion, che diventano anche messaggio. Parlano per noi.

Ci raccontano al mondo. Superate quelle anonime, azzurrine usa e getta, o quelle iper tecniche con valvole, oggi in giro ne troviamo di fantasiose, simpatiche, romantiche, intriganti. A fiori, tigrate, all’uncinetto, di pizzo, col tricolore, con i cartoon, con micro stampe, ricavate da vecchie stoffe, di infiniti colori e fantasie. Probabilmente non tutte sono funzionali all’uso per cui dovrebbero essere indossate, ma parlano per noi.

E parlano per noi anche quelle aziende italiane che hanno iniziato a produrle, e che nel giro di pochi giorni hanno riconvertito la propria produzione, per rispondere alla crescente domanda di questo prodotto.

Apripista fra le aziende che hanno riconvertito parte della loro produzione in questo settore è stato il gruppo Miroglio di Alba (che produce, fra gli altri, i marchi Motivi ed Elena Mirò), ma a seguire anche Geox, Gucci, Prada, Valentino, H&M, Moschino, Calzedonia e tanti altri ancora, fino ai piccoli produttori locali e a quelle fatte in casa.

Nel giro di poco tempo le mascherine fashion sono diventate un business. Perché l’Italia è questa. È quella che attraverso la creatività sa trasformare ogni crisi in opportunità.

Leonilde Gambetti