Per la prima volta in 10 anni gli analisti si attendono un aumento dei crediti deteriorati, a causa dell’estrema incertezza economica, dell’aumento dei costi energetici e dei tassi d’interesse, a fronte della fine delle misure pubbliche di sostegno.

Questo è quanto emerso dall’Outlook sulle sofferenze bancarie presentato da ABI e Cerved. Il trend è previsto in aumento nel 2023 per poi tornare a calare nel 2024. Il peggioramento riguarderebbe ogni settore e classe dimensionale di impresa.

Nel 2024, le microimprese registreranno la performance peggiore a livello assoluto (3,6% contro il 3,2% del 2019), mentre le grandi imprese segneranno l’aumento più sostanzioso 1,3 punti percentuali (2,7% contro 1,4% nel 2019).

Il settore delle costruzioni avrà il tasso di deterioramento più elevato, ma sarà l’unico a presentare un dato inferiore al 2019, anche grazie al beneficio derivato dalle grandi opere pubbliche finanziate dai fondi PNRR. L’agricoltura e i servizi raggiungeranno il 3,3%, mentre l’industria il 3,2%.

Dal punto di vista geografico il Sud e le Isole continueranno a presentare il tasso di deterioramento più elevato al 4,1%, mentre le aree settentrionali avranno livelli più contenuti. Questi dati suggeriscono che la situazione economica rimane incerta e che sarà necessario monitorare attentamente l’evoluzione della situazione per prepararsi adeguatamente.

«Nel corso del 2023, a causa delle incognite derivanti dal contesto geo-politico e con la fine certa dalle misure emergenziali applicate nel periodo pandemico, i crediti deteriorati delle imprese torneranno ad aumentare – afferma Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved Group. – Ci aspettiamo però impatti moderati sulla nostra economia. È quindi un mercato in grado di gestire i volumi di NPL attesi dove sarà sempre più importante l’utilizzo di strumenti, algoritmi e tecnologie».

«Il previsto rallentamento del ciclo, le tensioni geo-politiche e il rialzo dei tassi di interesse, determineranno da quest’anno una crescita del rischio di credito che, seppur pienamente gestibile dalle banche, interrompe il lungo processo di discesa iniziato nel 2012 – commenta Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’ABI. –L’inversione della tendenza è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e, in generale, di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, aumentato per effetto della pandemia».