Se c’è una cosa che da oltre 70 anni è una granitica certezza è la propensione degli italiani a parlare del Festival di Sanremo. Fosse anche solo per dire che non lo vedono.

In ufficio, a scuola, in palestra, nei negozi, passeggiando in strada, non c’è modo alcuno di sfuggire. Non c’è giornale, account social, opinionista, o semplice uomo della strada che non ne parli. Bene o male, è assolutamente indifferente.

La kermesse che da 73 anni spopola nella nostra bella penisola si è trasformata nel tempo da semplice e apprezzato festival della canzone italiana al più grande palcoscenico del “tutto e di più”. Moda, costume, estetica, opinioni, mode, politica, trasgressioni, scandali reali o costruiti a tavolino. Non c’è argomento controverso che non venga dato in pasto al pubblico di Sanremo. Tutto quello che succede nel Teatro Ariston in quella manciata di giorni è studiato minuziosamente da una potente macchina organizzativa impegnata a far crescere l’audience. E sempre più spesso può capitare che perfino la musica passi quasi in secondo piano, rispetto alle varie provocazioni.

Gli organizzatori che sono ovviamente molto attenti all’asticella degli ascolti, spingono ogni anni di più sul pedale  dell’acceleratore per stupire il pubblico, mantenendo però un incredibile quanto labile equilibrio tra trasgressione e tradizionalismo.

Perché?

Perché Sanremo è soprattutto business. Un gigantesco business.

EY, la società leader mondiale nei servizi professionali di consulenza direzionale, ha pubblicato un recente studio sull’impatto economico del Festival di Sanremo.
I dati emersi restituiscono numeri importanti: l’impatto totale stimato ammonta a 186 milioni di euro; il valore aggiunto rapportabile al Pil italiano ammonta a 71 milioni di euro; gli impatti indiretti e indotti sono stimati in 113 milioni; i posti di lavoro “full time equivalent” attivati sono pari a oltre 1.100 addetti; i posti di lavoro attivati dall’indotto sono 750 circa.I settori maggiormente impattati grazie all’attivazione delle catene di fornitura sono quelli relativi ai servizi pubblicitari, di food&beverage e hospitality.

L’effetto moltiplicatore del giro di affari è pari a circa 2,5 euro di impatto sull’economia per ogni euro investito. Grazie all’audience che la trasmissione riesce a raggiungere.
La prima serata di Sanremo 2023, ad esempio, è stata vista da quasi undici milioni di italiani, per uno share di oltre il 62%.
Stando alle cifre ufficiali pubblicate dalla concessionaria Rai per la pubblicità, uno spot durante gli slot centrali della trasmissione, ossia quelli della fascia oraria che va dalle 22.45 alle 00.15, può arrivare a costare fino a oltre 117mila euro al secondo.