Anche Giulio Cesare e Ottaviano Augusto intervennero per regolamentare il recupero crediti, mitigando le pene contenute nelle XII tavole del Diritto Romano, che rimanevano comunque molto pesanti e spietate.

E’ il tempo della “bonorum cessio culo nudo super lapidem” (cessione dei beni a natiche denudate sopra una pietra). Al debitore insolvente non si toglieva più fisicamente la vita, ma la dignità per sempre, condannandolo alla Pietra del Vituperio, anche detta Pietra dello Scandalo (Lapis scandali).

Il debitore veniva denudato in piazza, nei mercati o in luoghi molto affollati, esposto al pubblico ludibrio e sbattuto ripetutamente col sedere nudo su un lastrone di pietra.

Qui alla presenza dei creditori e del magistrato doveva enumerare e descrivere i suoi beni affinché fossero messi a verbale e quindi manifestare la volontà di cederli per ripagare il suo debito gridando fino ad esaurire la voce “Poiché io ho gestito male i miei affari così da non poter soddisfare i miei creditori, io (nome del debitore), cedo tutti i miei beni” .

Da questa pratica nasce il detto “essere sul lastrico” per indicare il fallimento. La legge, con alcune modifiche, resterà in vigore all’incirca fino al 1700 come testimoniato dallo Statuto di Gubbio del 1624.

Le Pietre dello Scandalo si trovano ancora oggi disseminate in tutta Italia e la “cessio bonorum” è stata praticata in tutta Europa, con rituali alquanto simili.

Leonilde Gambetti