Si chiama Lipstick effect ed è temuto dagli economisti perché risulta essere un campanello d’allarme che preannuncia crisi importanti o recessioni.

A studiarlo per primo fu il miliardario americano Leonard Alan Lauder, imprenditore a capo della rinomata Estée Lauder. Dopo gli attentati alle Twin Towers aveva coniato il Lipstick index, un indice che misurava la vendita di rossetti e lo metteva in relazione all’andamento dell’economia, scoprendo che più è forte una crisi e più crescono le vendite dei rossetti. Possibilmente di lusso.

Secondo il Lipstick effect quando calano i consumi, quando cioè non si comprano automobili, le vacanze si accorciano e le uscite al ristorante si diradano, ci si consola comprando lipstick, anche quelli più costosi. Ci si rivolge quindi ad un lusso accessibile che alza il morale di chi effettua l’acquisto e anche di chi guarda l’aspetto di chi lo utilizza.

Ma prima di Lauder lo aveva intuito anche Winston Churchill, tanto che, durante i bombardamenti nazisti in Inghilterra, decise di razionare molti beni ad esclusione proprio dei rossetti, con la convinzione che avessero un potere gratificante e antidepressivo.

Analizzando i dati economici del secolo scorso si è scoperto che il fenomeno si è verificato tra il 1929 e il 1933 , ovvero dopo il “martedì nero” di Wall Street, che determinò la peggior recessione della storia: in quel caso la produzione industriale Usa si dimezzò, mentre la vendita dei cosmetici continuò a crescere di circa il 25%.

Successe poi dopo l’attacco alle torri gemelle: con l’economia piombata improvvisamente in recessione negli Stati Uniti ci fu un piccolo boom nelle vendite dei cosmetici che aumentarono dell’11%.

Il fenomeno si è poi ripetuto alla fine del primo decennio, nell’agosto 2008, quando arrivò la crisi dei mutui subprime e crollarono tutti i consumi, tranne quelli legati all’estetica.

Nell’ultimo secolo è sempre stato così, con la sola eccezione nel periodo dei lockdown, quando l’uso delle mascherine che occultavano buona parte del viso, rendeva vano l’utilizzo dei cosmetici.

Insomma quando arriva una crisi e si contrae il potere di acquisto, calano i consumi, ma per non cedere alla depressione non si rinuncia a quel bene che può donarci un aspetto più attraente o comunque più salutare.

Il fenomeno sta preoccupando gli economisti tedeschi che hanno registrato in Germania nello scorso anno un aumento importante delle vendite dei rossetti.

Secondo quanto riporta il giornale tedesco Taggesspiegel, infatti, nel 2022 la vendita di cosmetici è esplosa del 16% e i rossetti venduti negli ultimi 12 mesi sono stati otto milioni, contro i sei del 2021. Un trend in crescita, quello della vendita dei rossetti, che preoccupa gli economisti.