Abbiamo già parlato del “name and shame” nei paesi europei, ma la pratica di rendere pubblici i nomi dei debitori è in realtà estesa a tutto il globo.
Ad esempio è molto diffusa in America dove ben 23 Stati su 50 pubblicano in rete i nomi di chi non ha pagato le tasse con l’intento di contrastare e prevenire l’evasione fiscale. Negli Stati Uniti le leggi contro questo reato sono molto aspre e ogni anno circa 3mila contribuenti finiscono nelle carceri speciali riservate a chi evade o froda il fisco, per un tempo medio di detenzione di 2/3 anni.
Il “name and shame” trova ampia diffusione anche in Canada e in Australia, mentre in Messico nell’ultimo elenco dei frodatori è presente addirittura il nome dell’ex Presidente Vicente Fox, in debito con il fisco per 15 milioni di pesos, pari circa a 700mila euro.
Continuando il giro dei continenti, troviamo che in Asia il “name and shame” è consentito e utilizzato in Pakistan, Cina, Filippine e Corea del Sud.
Neanche l’Africa sfugge a questa pratica. Qui i nomi dei debitori sono pubblicati in Uganda e in Nigeria, nella cui lista, fra le 19.901 società che devono soldi allo Stato, c’è anche la Obsanjo Farms Nig Ltd, controllata da Olusegun Obasanjo, Presidente del governo militare nigeriano tra il 1976 e il 1979, e poi rieletto democraticamente tra il 1999 e il 2007.