La parità del dollaro sulla moneta unica europea non accadeva dal dicembre del 2002.
Dall’inizio del 2022 l’euro è calato del 12% nei confronti della valuta statunitense e la tendenza sembra destinata a non arrestarsi.
A causare il livellamento hanno concorso la difficile situazione dell’economia europea, la crisi energetica scaturita dalle tensioni con la Russia e anche il dato dell’inflazione Usa (+9,1% a giugno su base annua), ai massimi da 40 anni.

COSA CAMBIA

La logica del mercato monetario dice che quando una moneta diviene più debole, costa di più importare prodotti dall’estero, perché il cambio diventa sfavorevole.
L’euro debole influisce negativamente sulle importazioni energetiche, perché fa aumentare ulteriormente il costo dell’energia e il prezzo delle materie prime, che paghiamo in dollari.
Ma è anche vero che se una moneta debole aumenta il costo delle importazioni, favorisce le esportazioni e quindi la bilancia dei pagamenti. Infatti i prodotti dei grandi esportatori italiani potrebbero diventare più convenienti per gli acquirenti stranieri. Settori come il lusso, che fanno da traino dell’export italiano, potrebbero giovarne, anche se allo stesso tempo l’inflazione in crescita aumenterà tutti i costi di produzione.
Un settore che potrebbe ottenere buoni vantaggi dal pareggio euro-dollaro è quello turistico, che potrebbe vedere un vero e proprio boom di turisti americani. Non dimentichiamo che l’Italia è una meta turistica molto ricercata e secondo alcuni dati, nel nostro Paese nei prossimi mesi, sarebbe in arrivo un picco di turisti a stelle e strisce.

I 23 ANNI DI STORIA DELL’EURO

In 23 anni, la moneta unica ha raggiunto il suo massimo contro il dollaro nel 2008 (1,6), ai tempi della bancarotta di Lehman Brothers, e l’euro divenne rifugio degli investitori. Da allora quei livelli non sono più stati raggiunti.
Il dollaro ha toccato in questi giorni i massimi da 24 anni anche sullo yen ed è tornato al top dall’ottobre del 2002 su un paniere composto dalle sei maggiori valute globali.