LA SETTIMANA CORTA FUNZIONA
Si è concluso il test, durato quattro anni, sulla settimana corta lavorativa a Rejkyavik che ha visto coinvolto l’1% della popolazione attiva dell’Islanda: 2.500 dipendenti, impiegati in diversi ambiti come scuole materne, uffici, servizi sociali e ospedali.
Il test prevedeva diversi esperimenti su una settimana lavorativa di quattro giorni e 35-36 ore, senza tagli di stipendio, con l’obiettivo di verificare l’impatto della riduzione di orario sulla produttività e sul benessere dei dipendenti.
“UN SUCCESSO STRAORDINARIO”
Secondo il director of research della società di ricerca Autonomy, che ha analizzato i risultati assieme alla Association for Sustainability and Democracy, lo studio è stato “un successo straordinario”.
E se, come facilmente prevedibile, è diminuito lo stress e aumentato il benessere, il dato più eclatante è che la produttività è rimasta costante o è addirittura aumentata.
Gli ottimi risultati ottenuti, sia per il miglioramento della salute che per la produttività, hanno portato i sindacati islandesi a rinegoziare i modelli lavorativi. Ora l’86% della forza lavoro dell’isola sta passando a orari più brevi, mantenendo la stessa paga.
NEL RESTO DEL MONDO
Ma non è solo l’Islanda a dire addio alle 40 ore settimanali.
In Olanda la settimana lavorativa è di 4 giorni con circa 29 ore di lavoro settimanali, in Norvegia è a 33 ore di lavoro a settimana, con 21 giorni di ferie pagate.
Il governo spagnolo ha lanciato un progetto pilota che ridurrà la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni e le ore di lavoro da 40 a 32 in oltre 200 imprese di media grandezza. L’operazione è stata accolta con entusiasmo dai sindacati e coinvolgerà tra i 3mila e i 6mila lavoratori per tre anni.
Nel Regno Unito ad oggi quasi 300mila piccole e medie imprese e oltre 840mila dipendenti lavorano quattro giorni alla settimana.
Persino in Giappone hanno provato con successo l’orario ridotto. Microsoft Japan, infatti, ha sperimentato la settimana lavorativa breve con solo quattro giorni in ufficio, senza ridurre la retribuzione. Il risultato è stato un aumento della produttività del 40%, mentre il consumo di elettricità è calato del 23%.
IN ITALIA
Anche in Italia qualcosa si sta muovendo.
Secondo i dati elaborati dall’Ocse nel 2019 e riguardanti gli stati membri dell’Unione Europea,  l’Italia insieme a Grecia ed Estonia, è il Paese in cui si lavora di più, con una media di 33 ore di lavoro a settimana. Tre ore in più rispetto alla media Ue.  Con scarsi risultati.
“Se l’Italia è nelle prime posizioni per numero di ore lavorate alla settimana, sprofonda invece agli ultimi posti per livelli di produttività del lavoro. Al contrario la Germania, dove si lavora di meno, è tra i paesi migliori per produttività”, osserva Il Sole 24 Ore.
IMPATTO AMBIENTALE
A confortare i dati positivi della settimana corta anche la riduzione dell’inquinamento. Infatti secondo uno studio di Platform London e 4 Day Week Campaign con una settimana di 4 giorni si ridurrebbero le emissioni di CO2 del 20%, vale a dire 127 milioni di tonnellate di emissioni da qui al 2025.
PRO E CONTRO
Bisognerà valutare gli effetti sul lungo periodo di questa modalità di lavoro. Tenere conto dei costi che dovranno essere sostenuti dagli Stati, studiare se comporterà un aumento delle diseguaglianze sociali e se è sostenibile per le imprese private.
Ma non c’è dubbio che in questo momento la bussola di molte aziende punta  decisamente verso l’innalzamento della qualità della vita e il miglioramento del benessere dei lavoratori a tutti i livelli.
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