Da ottobre i crediti deteriorati hanno cominciato a crescere con una media di un miliardo al mese, segnando un nuovo trend.
Nel 2022 è previsto un aumento del 3,8% del flusso di nuovi crediti deteriorati delle imprese.
Tra il 2021 e il 2023 tale fenomeno riguarderà tutte le aziende ma soprattutto le microimprese.
I settori più penalizzati saranno quello dei servizi (dal 2,8% del 2019 al 3,7% del 2023) e dell’industria (dal 2,3% del 2019 al 2,5% del 2023).
In miglioramento, invece, il settore dell’agricoltura (dal 3,1% del 2019 al 2,7% del 2023) e quello dell’edilizia (dal 4,0% del 2019 al 3,5% del 2023).
Dal punto di vista geografico i nuovi flussi di crediti deteriorati risultano in calo in tutte le aree del Paese, eccetto per il Centro Italia, dove continuano a crescere, passando dal 2,5% del 2020 al 2,7% del 2021.
L’area con i tassi di deterioramento più bassi è il Nordest (1,4%), seguita dal Nordovest (1,8%). Al Sud, il tasso di deterioramento rimane elevato, seppur in calo (dal 2,9% del 2020 al 2,8% del 2021).
I dati sono dell’ultimo Outlook ABI-Cerved sul tasso di deterioramento del credito che include previsioni e stime fino al 2023.
Considerato il probabile incremento dei crediti deteriorati l’ABI, l’Associazione bancaria italiana ha lanciato un appello alle Istituzioni affinché venga contrastato il fenomeno dilagante dell’usura nei confronti di famiglie e imprese che non riescono ad accedere al credito bancario.