Il 15 agosto del 2021 è caduto il 50esimo anniversario di uno dei fatti più cruciali per la storia dell’economia.

Sono passati 50 anni, infatti, da quel 15 agosto del 1971, in cui il presidente americano Richard Nixon poneva fine alla convertibilità del dollaro in oro, iniziata nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods.

Gli accordi di Bretton Woods determinarono un sistema di regolazione dei cambi internazionali nel periodo compreso tra la fine del secondo dopoguerra e il 1971. Un sistema volto a regolare la politica monetaria internazionale con l’obiettivo di governare i futuri rapporti economici e finanziari.

Fondo Monetario Internazionale e la Banca mondiale

Per raggiungere questo intento furono istituiti il Fondo Monetario Internazionale e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Banca mondiale) che diventarono operativi nel 1946 e sono tuttora attivi, anche se con altre finalità e altri obbiettivi.

Il dollaro unica moneta convertibile in oro

Secondo il sistema definito da Bretton Woods il dollaro, valutato 35 dollari l’oncia del prezioso metallo, era l’unica valuta convertibile in oro e divenne quindi l’unica valuta di riferimento per gli scambi.
Le banche centrali dei vari Paesi erano obbligate a intervenire sul mercato per mantenere le parità stabilite con l’obiettivo di evitare gli eccessi speculativi.

La guerra in Vietnam asciugò gran parte delle riserve auree

All’inizio degli anni Settanta, però, lo scenario cambiò completamente..
La guerra del Vietnam era costata agli Usa 12mila tonnellate d’oro, mettendo a rischio le riserve auree del Paese. Nixon decise quindi di uscire dalla morsa, cancellando la convertibilità del dollaro in oro. Gli Stati Uniti tornarono liberi di stampare moneta senza l’obbligo di possedere una quantità d’oro pari ai biglietti verdi immessi sul mercato.