Presentiamo una nostra sintesi dell’articolo, Storie di Npl, zombi che da 20 anni vagano sul mercato, a firma di Morya Longo, apparso su “Il Sole 24 Ore”, Domenica 5 Maggio 2019.

L’articolo è incentrato sull’operazione che Crèdit Agricole Cib intende realizzare in merito ad una serie di crediti in sofferenza di vari istituti di credito italiani.

Progetto Pelican è il nome che l’istituto bancario Crédit Agricole Cib – istituto francese, attivo in tutti i settori della banca e della finanza, ndr – ha dato ad un’operazione per mezzo della quale intende rivendere vecchi crediti in sofferenza di varie banche italiane che l’istituto bancario francese aveva acquisito.

I crediti in sofferenza, come zombie senza pace, passano di mano in mano. Cosa accadrà alla tornata di crediti in sofferenza che le banche italiane cederanno tramite cartolarizzazione?

L’agenzia Moody’s (agenzia statunitense che elabora analisi finanziarie sulle attività di aziende commerciali e pubbliche) ha messo in guardia sul fatto che le performance delle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza di questi ultimissimi anni “stanno andando peggio delle previsioni”.

In queste ultime cartolarizzazioni c’è spesso la garanzia statale (Gacs). Il rischio che alla fine lo Stato dovrà mettere soldi veri- secondo alcuni addetti ai lavori- anche se ancora lontano non è da escludere.

Attraverso questa operazione (Pelican) Crédit Agricole Corporate Investment Bank sta cercando di vendere tutti i titoli (con relativi crediti in sofferenza) di due vecchie cartolarizzazioni: Sagrantino (come il vino umbro) e Calliope (la figlia di Zeus).

Vi sono anche- all’interno delle due cartolarizzazioni – i crediti difficili da recuperare, le “code”. Dal 2008-2009, quando il mondo finisce nella più grande crisi finanziaria della storia, tutto peggiora. E le perdite arrivano. Nel 2007 dentro Sagrantino erano impachettati 19 mila crediti per 2,5 miliardi di valore lordo -dato di Fitch (agenzia internazionale di valutazione del credito) -, mentre oggi sono rimasti quasi 9 mila crediti per un valore lordo di 1,3 miliardi (dato del Progetto Pelican). Circa la metà dei crediti è ancora lì. Sta di fatto- dicono vari addetti ai lavori- che le vecchie cartolarizzazioni di Npl hanno fatto più vinti (tra gli investitori) che vincitori. In Italia i crediti non “scadono” mai. A differenza di altri Paesi.

Oggi- grazie alle Gacs, cioè alle garanzie pubbliche – le banche hanno per esempio venduto pacchetti di crediti a prezzi talvolta più elevati. Monte dei Paschi di Siena nel 2017 ha ceduto 26 milioni di crediti in sofferenza a un prezzo pari al 21% del valore nominale. La Popolare di Bari nel 2016 ha venduto Npl al 30% del loro valore lordo, grazie alla cartolarizzazione assistita delle garanzie pubbliche.

In generale più i crediti in sofferenza sono venduti dalle banche a prezzi elevati più è difficile poi che il loro recupero riesca a soddisfare tutti gli investitori.

L’agenzia Moody’s certifica, in un rapporto recente, che su otto cartolarizzazioni realizzate da banche italiane tra il 2016e il 2018 su crediti in sofferenza – scrive – “sei stanno mostrando tassi di recupero di crediti inferiori a quelli anticipati nei piani industriali, mentre solo due vanno meglio del previsto”. Questo è un guaio perché i primi anni sono quelli solitamente più facili per chi recupera crediti in sofferenza.

Fonte:

Morya Longo, Storie di Npl zombi che da 20 anni vagano sul mercato, “Il Sole 24 Ore”, Domenica 5 Maggio 2019, p.9

Per saperne di più:

https://www.moodys.com/research/Moodys-NPL-performance-slightly-behind-servicers-projections-in-H2-2018–PBS_1164260