Steve Eisman è stato uno degli ospiti più attesi e acclamati alla decima edizione (Milano, 2-4 Aprile 2019) del Salone del Risparmio.

Steve Eisman è noto per aver intuito, insieme ad altri investitori, il crollo del mercato dei subprime negli Stati Uniti d’ America. Il crollo, per intenderci, che ha fatto esplodere, nel 2008, la crisi economico-finanziaria globale. Lo scrittore Michael Lewis si è ispirato a Steve Eisman per l’elaborazione di uno dei personaggi centrali del romanzo, The big short.

Dall’ opera letteraria di Lewis il regista Adam McKay ha realizzato, nel 2015, il film “The big short” (“La grande scommessa”). Nel film il personaggio Eisman si chiama Mark Baum ed è sempre arrabbiato, gli ha fatto notare Sebastiano Barisoni, il vicedirettore di Radio 24 che ha condotto l’incontro pubblico con il portfolio manager di Neuberger Bergman, società newyorchese di asset management con oltre 300 miliardi di dollari di masse gestite.

Steve Eisman ha così risposto: “Sì, è vero, ero arrabbiato perché avevo capito che i subprime erano prestiti terribili, disegnati per distruggere le persone, come in effetti hanno fatto. Mi faceva arrabbiare il fatto che le aziende con cui io lavoravo, ovvero le banche di Wall Street, erano coinvolte nella vendita di questi prodotti”.

Il manager statunitense ha lodato apertamente l’operato di Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea: “Meglio di Dio. Dio ci mise sei giorni a fare l’Universo. A Draghi sono bastate cinque parole (“Faremo tutto ciò che è necessario”, ndr) per salvare l’euro”.

Eisman, 56 anni, è sempre al lavoro sebbene 12 anni fa abbia guadagnato una quantità incredibile di soldi scommettendo contro il mercato immobiliare americano, tecnicamente prendendo posizioni “short” (al ribasso) su prodotti finanziari derivati, come gli Mbs (Mortgage backed security) e i Cdo (Collateralized debt obligation), che altro non erano se non scatole riempite di migliaia di mutui immobiliari assegnati a persone che non erano in condizione di pagare le rate (subprime). Ai molti professionisti della finanza -presenti in sala – non ha concesso “dritte”. Ha detto loro: “Non vedo un altro ‘grande short’ in cui buttarsi. Sono 30 anni che analizzo settori e società e adesso per la prima volta mi sento di dire che il sistema finanziario è solido”.

Il sistema degli incentivi – ha aggiunto Eisman – è una delle cose più importanti da monitorare per la stabilità finanziaria”. Per Eisman le cose sarebbero andate diversamente se la Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti d’ America) che nel 2006 era stata informata dei rischi del sistema, fosse intervenuta, ma l’allora presidente Alan Greenspan decise di lasciare correre.

Della crisi globale del 2008 bisognerà, ha sottolineato Eisman, trarre una lezione e ragionare sul fatto che un’intera generazione di manager bancari ha confuso la leva (investire cifre superiori al capitale di cui si dispone) per genialità. Sebastiano Barisoni ha pressato Eisman e chiesto lui riguardo alle sue scelte short (significa operare allo scoperto di titoli, tipicamente in marginazione sfruttando il ribasso dei titoli. Si cerca di vendere allo scoperto dei titoli ad un prezzo alto (prima) e poi ricomprarli ad un prezzo basso (poi)).

Eisman ha prontamente affermato: “Ho una visione negativa sul Canada che ha un particolare ciclo del credito, per cui mi aspetto difficoltà per le società finanziarie. In Europa sono short su alcune banche, in particolare su tre banche inglesi, e ho un solo titolo che mi piace, la finlandese Nokia”.

In merito alle banche italiane il manager di Neuberger Bergman ha dichiarato che “come tutte le banche europee sono costantemente sotto pressione da parte del regolatore sul livello di capitale. Negli Stati Uniti gli istituti di credito vengono monitorati con modelli uniformi, soprattutto gli aspetti critici vengono testati velocemente, penso al capitale, alla liquidità. In Europa questo non accade, i modelli interni di rischio sono vari, in particolare sui Risk weighted assets (le attività ponderate per il rischio, ndr) E poi c’è un problema con i Non performing loans ( Npl)”.

Secondo Steve Eisman la differenza tra gli istituti di credito americani ed europei risiede nella leva, o meglio: il livello della leva (negli Stati Uniti) è molto più controllato di quanto non accada nel Vecchio continente. Poi, in conclusione, Eisman ha confessato la sua predilezione, in prossimità di un investimento, per il settore della tecnologia. “Tutte le società tecnologiche – ha sostenuto il manager statunitense –credo abbiano grandi occasioni di sviluppo. Fanno cose diverse, ma per tutte la tecnologia è determinante”.

Cosa fare in futuro? Affidarci alle analisi e alla risolutezza di Steve Eisman o rimettersi alla poesia, a Lorenzo de’Medici, detto il Magnifico (1449-1492) e ai suoi famosi versi –Chi vuol essere lieto, sia: di domani non c’è certezza -?

Fonti:

http://rassegna.barabino.it/cacheServer/servlet/CropServer?date=20190408&idArticle=431618360&authCookie=2085061520

https://it.businessinsider.com/steve-eisman-mito-della-finanza-che-previde-la-crisi-del-2008-non-vedo-un-altro-big-short-il-sistema-e-solido-draghi-e-meglio-di-dio/

https://progettoumanisticairoli.weebly.com/il-magnifico-canzoniere.html

https://www.salonedelrisparmio.com/page/home

Per saperne di più:

Michael Lewis, La grande scommessa, Biblioteca Universale Rizzoli, 2017

“La grande scommessa”, dvd film, regia di Adam McKay, 2015, https://www.lafeltrinelli.it/cinema/dvd-film/adam-mckay/grande-scommessa/5053083071875