La bandiera indiana è stata adottata nel 1947 in seguito alla proclamazione d’indipendenza dall’Impero britannico. Per legge, la bandiera deve essere fatta in khadi, il tessuto col quale erano fatti gli abiti che indossava il Mahatma Gandhi.

“L’India di oggi non si presta più ai nostri innamoramenti equivoci di una volta, nutriti di atmosfere coloniali, illusioni di fuga dal mondo o pietosa carità cristiana. Senza aspettare i pellegrini occidentali, è lei che si impadronisce del nostro mondo, ci invade, cambia le regole del nostro gioco”, Federico Rampini, “La speranza indiana”, 2008

L’India rappresenta un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello mondiale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti difficoltà. Il Governo guidato dal Primo Ministro Modi ha realizzato importanti riforme e programmi di sviluppo economico volti a modernizzare la nazione e a favorire una crescente attrazione degli investimenti diretti esteri. L’Italia è il quinto partner commerciale dell’India tra i Paesi UE (dopo Germania, Belgio Regno Unito e Francia).

Nel 2017, l’export italiano verso l’India si e’ attestato ai 3,576 mld di dollari, mentre l’import dall’India ha raggiunto i 5,147 mld di dollari.

Si valuta un numero totale di oltre 600 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti sotto tre forme principali: sussidiarie possedute al 100%, Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d’obbligo nei settori con tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza.

E per quanto attiene ad un’azione di recupero crediti in India?

Il Limitation Act del 1963 delimita a 3 anni il periodo di prescrizione ordinario per crediti in materia civile e commerciale. La lettera di diffida non interrompe i termini prescrittivi ma è essenziale l’introduzione di un giudizio ordinario o l’ottenimento di un riconoscimento di debito.

ll Codice di procedura Civile locale (1908) non contempla la formula del ricorso per decreto ingiuntivo ma una sorta di procedura sommaria (suit for recovery) che permette di recuperare i crediti in tempi piuttosto rapidi.

Dopo 10 giorni dalla mancata opposizione il creditore potrà richiedere un decreto d’esecuzione. Questo procedimento può essere attivato quando si ha la presenza di un contratto scritto, un riconoscimento di debito o una garanzia.

In India l’organizzazione della giustizia non è unitaria ed il sistema giurisdizionale è parte di diversi livelli. L’art.35 del c.d.c. consente al Giudice di suddividere le spese processuali in via discrezionale e il codice deontologico degli avvocati non permette il patto di quota lite. L’India non è parte di alcun Trattato internazionale sul riconoscimento e l’esecuzione delle sentenze.

Nel continente asiatico i legali possono esercitare una forte pressione sui debitori a pagare: per tale ragione, in caso di controversia, la prima cosa da fare è disporre di un valido avvocato in loco e nativo indiano.

Nella maggior parte dei fatti, se il debitore ha un buon patrimonio, la questione verrà risolta tramite le lettere. Importante: la lettera di richiesta dovrà essere redatta nella lingua indiana, una delle diciotto lingue ufficiali regionali.

Tre dati essenziali:

Durata media stragiudiziale (giorni): 32

Quota di successo attività stragiudiziale: 56,3%

Costi medi attività stragiudiziale (a successo): 23,6%

Fonti:

https://www.invenium.it/recupero-crediti-india/

http://www.infomercatiesteri.it/overview.php?id_paesi=128

http://www.limesonline.com/le-lingue-indiane/9853

https://www.ilpost.it/2011/02/24/cambiare-bandiera/2/

Federico Rampini, “La speranza indiana”, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2008, p.9