La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia, Mahatama Gandhi (1896-1948)

Lo scorso 2 Aprile si è tenuta a Bologna la prima conferenza in Italia attinente al Genuine Happiness at Work. È un metodo per migliorare il livello di soddisfazione del singolo collaboratore/lavoratore ed ottenere benefici ad alto impatto aziendale.

Nel mondo l’80% dei lavoratori è felice almeno un giorno alla settimana. Per quanto riguarda al nostro Paese solo il 50% lo afferma. E, purtroppo, 5.3 milioni di lavoratori accusano sintomi da stress lavorativo.

Recenti studi hanno dimostrato che le aziende attente alla qualità dell’ambiente lavorativo ottengono, ad esempio, maggiore produttività (+43%) e maggiori vendite (+3,7%), minori infortuni (-41%), turnover (43%). Inoltre la crescita di fatturato delle imprese presente nella classifica “Fortune 100 best company to work for” è superiore a tutte e altre.

In Danimarca – 5.739 406 abitanti – i lavoratori escono presto dai luoghi di lavoro la maggior parte dei giorni e usufruiscono tra le 5 e le 6 settimane di ferie all’anno, oltre alla possibilità di ottenere un anno di congedo parentale. La distanza gerarchica tra dipendenti e amministratori delle imprese danesi è minima: 18 punti contro i 40 degli Stati Uniti d’America. In ogni ambiente lavorativo – settore pubblico e privato – si presta molta attenzione alla felicità, al valore di essa. E quindi per un cittadino danese recarsi in ufficio significa essere consapevole di dare e ricevere energia, positività. In questo contesto in molte imprese si è affermato il ruolo del Chief Happiness Officer, colui/colei che deve valorizzare il luogo di lavoro e l’armonia tra lavoratori.

Il Paese dei sogni in cui lavorare? Non sappiamo. Certamente è la Danimarca uno dei Paesi nel mondo in cui si vive meglio. I danesi hanno inventato un termine, arbejdsglaede, per indicare la felicità sul lavoro.

E una persona di origini danesi, che vive e lavora negli Stati Uniti, Alexander Kjerulf, alla conferenza di Bologna ha raccontato la propria esperienza di Chief Happiness Officer, il manager della felicità sul luogo di lavoro.

Kjerulf ha riportato la vicenda di un manager statunitense in un’impresa danese. Questo manager, per dimostrare ai vertici della impresa il suo attaccamento al lavoro, “lavorava dalle 60 alle 70 ore settimanali”. Dopo il primo mese i vertici della impresa hanno chiesto un incontro. E al manager – fiducioso di ricevere elogi- i vertici della impresa, a brucia pelo, hanno chiesto lui: “Perché lavori così tanto, qualcosa non va? Hai un problema nel delegare? Cosa possiamo fare per risolvere questo problema?”

È un episodio, certo. Ed è sempre bene fare le dovute differenze tra i Paesi e gli stili di vita che essi presentano. La Danimarca, per intenderci, è una nazione poco più grande – per numero di abitanti – della città di Roma. Potrebbe essere improprio indicare il modello danese attuabile – in ambito lavorativo – in ogni nazione del pianeta. Un orientamento del genere riguardo alla dinamica lavoratore – ambito lavorativo è qualcosa a cui guardare con ammirazione. Ogni anno, dal 2014, le Nazioni Unite divulgano il “Rapporto mondiale sulla felicità”. La Danimarca compare sempre tra i primi posti della classifica. Il Paese risponde ai 7 parametri necessari per misurare il grado di felicità: il Prodotto interno lordo reale pro-capite, l’aspettativa di vita, il sostegno sociale (o welfare), l’avere una persona su cui contare nei momenti di difficoltà, la libertà percepita nel fare scelte di vita, l’assenza di corruzione nelle istituzioni e nelle imprese e infine la generosità.

La felicità è un diritto di tutti. Il 20 Marzo si celebra, in tutto il mondo, la Giornata internazionale della felicità. Le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata della felicità il 28 Giugno 2012.

Sarebbe bello se una lavoratrice e un lavoratore si recassero al proprio luogo di lavoro dopo aver ascoltato, e fatta propria, una bellissima canzone dei Queen: “Don t’Stop Me Now”. La canzone della band di Freddie Mercury risulta essere il brano musicale al primo posto tra le canzoni, secondo uno studio elaborato dalla Università di Groningen (Olanda), che portano il buonumore.

 “Sono una stella cadente che attraversa il cielo, come una tigre che sfida le leggi di gravità”, “Don’t Stop Me Now”, Quenn, 1978.

Fonti:

https://www.genuinehappinessatwork.com/

https://www.adhocnews.it/in-danimarca-per-i-lavoratori-dipendenti-arriva-il-manager-della-felicita/

http://popolazione.population.city/danimarca/

https://www.radiomontecarlo.net/news/musica/247085/dont-stop-me-now-dei-queen-e-la-canzone-del-buonumore.html

https://www.youtube.com/watch?v=HgzGwKwLmgM